Vendetta al palazzo di giada

Donne, eserciti, mercanti, miserie, meraviglie. Famiglie a caccia di vendetta. Uomini impegnati a difendere l’onore o un amore.
La celebre Tokaido, la strada che congiunge Kyoto con Edo, l’antica Tokyo, è un palcoscenico straordinario.
Sotto un cielo di nuvole e schegge di sole, un manipolo di banditi tende un agguato. Hishigawa, un mercante che trasporta oro, invoca soccorso, mentre gli uomini della sua scorta vengono trucidati. Matsuyama Kaze, un samurai che da anni setaccia il Giappone alla ricerca di una bambina scomparsa, decide di intervenire. Forte e arguto, veloce come la sua spada, Kaze salva Hishigawa e accoglie la sua preghiera di scortarlo fino alla dimora di Kamakura.
Il palazzo del mercante è sontuoso, uno sfarzo degno della famiglia imperiale. Ma tutto, in quella casa, mette Kaze in allarme. Troppi sguardi perfidi, ragazze che sembrano cortigiane, occhi che spiano nell’ombra. Soprattutto, perché mai Yuchan, la splendida moglie sulla quale Hishigawa aveva tanto favoleggiato in viaggio, vive praticamente in clausura in un palazzo di giada?
Costellato di umorismo e colpi di scena, impreziosito da echi di sapienza zen, Vendetta al palazzo di giada seduce i lettori a “considerare gli alberi come scale per il cielo”, o a “rilassarsi su un ramo nella posizione del loto per vedere il mondo dall’alto”, insomma a simpatizzare con la buffa filosofia estrema di Matsuyama Kaze.